Tra martedì e mercoledì 13 e 14 giugno, le commissioni Bilancio di Senato e Camera esamineranno il decreto della Presidenza del Consiglio, firmato da Gentiloni lo scorso 29 maggio, che destina alla Difesa 10 dei 46 miliardi di euro del “fondo investimenti” inserito nella legge di Bilancio 2017, ultimo atto del Governo Renzi. A regime, un aumento di circa 800 milioni l’anno per il budget della Difesa.

Dei fondi quindicinali destinati alla Difesa, 5,36 miliardi sono destinati ai programmi di armamento finanziati dal Ministero dello Sviluppo Economico. Sia quelli già approvati dal Parlamento: dai carri da combattimento Freccia e Centauro2 di Iveco (Fiat) e Oto Melara (Leonardo), agli elicotteri da attacco Mangusta2 di Leonardo, alle ultime fregate missilistiche Fremm di Fincantieri. Sia, secondo indiscrezioni raccolte da Rivista Italiana Difesa, nuovi programmi relativi agli elicotteri Chinook della Boeing per le forze speciali e ai nuovi missili contraerei Camm-er di Mbda (25% Leonardo)  e Avio. Questo spiegherebbe il forte ritardo nella presnetazione del Documento Programmatico Pluriennale della Difesa 2017-2019, nel quale evidentemente si attende di poter inserire anche i nuovi programmi.

I restanti 4,62 miliardi sono destinati alla realizzazione di nuove infrastrutture militari, in particolare alla realizzino del nuovo “Pentagono italiano” di Centocelle.

Il comma 140 della legge di Bilancio 2017, approvata lo scorso dicembre, non faceva alcun riferimento alla Difesa, limitandosi a specificare tra le varie voci di destinazione (viabilità, ricerca, edilizia scolastica, dissesto idrogeologico, prevenzione antisismica, riqualificazione periferie, ecc.) anche “attività industriali ad alta  tecnologia e sostegno alle esportazioni”.

Il decreto Gentiloni destina alla Difesa il 22% del fondo, quasi per metà destinato ai trasporti (21 miliardi, 46%). Il resto è così suddiviso: 10% al Ministero delle finanze (4,6 miliardi), 8% allo Sviluppo Economico (3,5 miliardi), 6% all’Istruzione (2,6 miliardi), 3% all’Interno (1,4 miliardi) e poco meno alla giustizia (1,3 miliardi), circa l’1% ai beni culturali (600 milioni) e altrettanto all’ambiente (500 milioni), 0,6% alla salute (300 milioni) e 0,2% all’agricoltura (100 milioni).