Aggiornamento analisi dati: 8 novembre 2017 ore 17
I dati provvisori degli allegati tecnici al disegno di legge di Bilancio 2018 (1) mostrano un incremento annuo del 3,4% (circa 700 milioni) del budget previsionale del Ministero della Difesa (2), che passa dai 20,3 miliardi del 2017 ai quasi 21 miliardi del 2018. Un aumento che rafforza la tendenza di crescita avviato due anni fa: +8% (circa 1,6 miliardi) rispetto al bilancio Difesa del 2015.
Analizzando il dettaglio delle voci di spesa previste per il 2018, spicca un aumento di quasi il 10% dei fondi ministeriali per gli investimenti in nuovi armamenti e infrastrutture (2,3 miliardi). In aumento del 4,6% anche la spesa per il personale di Esercito, Marina e Aeronautica (10,2 miliardi) nonostante la riduzione degli organici dettata dalla Riforma Di Paola, a causa degli aumenti stipendiali per gli ufficiali superiori previsti dal recente riordino delle carriere. Ne risulta una tripartizione della Funzione Difesa di 74% per il personale, 9% per l’esercizio e 17% per gli investimenti (secondo la Riforma Di Paola dovrebbe essere rispettivamente 50%-25%-25%). A questo si aggiungono 341 milioni per la pensione ausiliaria (3) e oltre 100 milioni per le funzioni esterne (1/4 per i voli di Stato) (4).
L’aumento delle spese italiane per la Difesa risulta ancor più consistente se si tiene conto di tutte le altre voci di spesa militare ‘extra-bilancio’ sostenute da altri ministeri ed enti pubblici: i 3,5 miliardi (+5% rispetto al 2017) dei contributi del Ministero dello Sviluppo Economico per l’acquisizione di nuovi armamenti ‘made in Italy’ (5) (contributi pari al 71,5% del budget totale MiSE per la competitività e lo sviluppo delle imprese italiane), i circa 1,3 miliardi di costo delle missioni militari all’estero sostenute dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (6), gli oltre 2 miliardi del costo del personale militare a riposo a carico dell’INPS (7) e il mezzo miliardo di spese indirette per le basi USA in Italia (8). Aggiungendo queste voci di spesa e sottraendo invece i costi non propriamente militari (3 miliardi per i Carabinieri in funzione di polizia e ordine pubblico (9) e quasi mezzo miliardo per i Carabinieri in funzione di guardia forestale), il gran totale delle spese militari italiane per il 2018 raggiunge i 25 miliardi: un miliardo in più rispetto al 2017 (+4%), due miliardi in più rispetto al 2015 (+9%).
Ciò si traduce in un lieve incremento anche in termini di percentuale del PIL: 1,42 (contro l’1,40 del 2017) che potrebbe avvicinarsi all’1,5 se le ottimistiche stime previsionali del governo per il PIL 2018 (10) non si realizzeranno. Ancora lontani dall’assurdo obiettivo imposto dalla NATO del 2% del PIL (ritenuto irraggiungibile dallo stesso Ministero della Difesa, che riporta il dato dell’1,2% riferito al solo bilancio ministeriale di 21 miliardi), ma decisamente più di importanti alleati come Canada (1%), Germania e Spagna (entrambe all’1,2%). Insensato il confronto con le potenze nucleari francese e britannica — anche se l’Italia spende non poco per proteggere l’arsenale atomico USA della base bresciana di Ghedi (23 milioni nei prossimi anni) e per mantenere aggiornata la capacità nucleare dei bombardieri Tornado (parte dei 254 milioni previsti fino al 2031 per l’adeguamento dell’intero comparto bellico chimico-biologico-radiologico-nucleare).
Sommando gli stanziamenti 2018 della Difesa e del Mise per il ‘procurement’, il prossimo anno verrano investiti in nuovi armamenti complessivamente 5,7 miliardi, +7% rispetto al 2017. Qualche esempio (11): oltre 700 milioni stanziati per l’acquisto di altri 3 o 4 bombardieri F-35; 300 milioni per la nuova portaerei Thaon de Revel, dal costo di 1,2 miliardi e quasi 400 milioni per i nuovi pattugliato d’altura; un centinaio di milioni per l’avvio dei programmi di acquisizione di 350 nuovi carri Ariete e Centauro (oltre 2 miliardi il costo totale) e di 2.000 nuovi blindati Lince (un miliardo il costo complessivo) e 50 nuovi elicotteri da attacco (mezzo miliardo solo per lo sviluppo).
Nel 2018 la tripartizione effettiva della spesa militare sarà quindi 60% per il personale, 13% per l’esercizio e 28% per gli investimenti in armamenti e infrastrutture.
NOTE
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http://www.rgs.mef.gov.it/VERSIONE-I/Attivit–i/Bilancio_di_previsione/Bilancio_finanziario/2018/Disegno-di-Legge-di-Bilancio/Allegato-t-18-20/
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http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit–i/Bilancio_di_previsione/Bilancio_finanziario/2018/Disegno-di-Legge-di-Bilancio/Allegato-t-18-20/2018-DLB-04-AT-120-Difesa.pdf
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Il collocamento in ausiliaria consiste nella possibilità, al raggiungimento dell’età pensionabile o dei 40 anni di anzianità contributiva, di essere congedati dal servizio attivo con disponibilità ad eventuale richiamo in servizio per un periodo massimo di 5 anni. Il militare in ausiliaria percepisce (dal Ministero della Difesa) una pensione maggiorata dalla cosiddetta indennità di ausiliaria, pari al 50 per cento (70 per cento fino al 2014) della differenza tra il suo ultimo stipendio e la pensione stessa.
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Questa suddivisione canonica del budget della Difesa, propria dei Documenti programmatici pluriennali, è ricavabile rielaborando le diverse voci di spesa contenute nei bilanci previsionali nel modo seguente:
• “Funzione Sicurezza”: somma di “Approntamento e impiego Carabinieri per la difesa e la sicurezza” e “Approntamento e impiego Carabinieri per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare”
• “Funzione Difesa”: budget ministeriale totale al netto della suddetta Funzione Sicurezza e di “Interventi non direttamente connessi con l’operatività dello Strumento Militare”
• “Pensioni provvisorie in ausiliaria”: “Trattamenti provvisori di pensione”
• “Funzioni Esterne”: “Interventi non direttamente connessi con l’operatività dello Strumento Militare” al netto dei trattamenti provvisori di pensione.
Per le sotto-voci della “Funzione Difesa”:
• “Personale”: somma dei “redditi da lavoro dipendente” e delle “imposte pagate sulla produzione” esclusi quelli relativi ai Carabinieri in funzione difesa-sicurezza e forestale
• “Investimenti”: somma di “Ammodernamento, rinnovamento e sostegno delle capacità dello Strumento Militare” e “Ricerca tecnologica nel settore della difesa” “Esercizio”: residuo della “Funzione Difesa”.
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Lo stanziamento del Ministero dello Sviluppo Economico destinato ai programmi di procurement di armamenti è riportato nel bilancio previsionale del MiSE (http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit–i/Bilancio_di_previsione/Bilancio_finanziario/2018/Disegno-di-Legge-di-Bilancio/Allegato-t-18-20/2018-DLB-04-AT-030-MISE.pdf) alla voce “Programmi di sviluppo e innovazione tecnologica nel settore dell’aeronautica, dello spazio, difesa e sicurezza” (missione 11, programma 5, obiettivo 8). Il dettaglio dei programmi finanziati si trova nell’allegato tecnico del bilancio previsionale del MISE (fino al 2015 era la ‘Tabella E’ allegata alla Legge di Stabilità) ai capitoli di spesa 7419, 7420, 7421/7423 e 7485, cui si aggiungono altri sei diversi capitoli (5311, 5312, 5313, 9706, 9707 e 9708) riguardanti il pagamento delle rate dei mutui contratti dal MISE con diversi istituti di credito (Intesa, Bbva e Cassa Depositi e Prestiti i principali).
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Si considera qui un stima previsionale a costo invariato rispetto a quello delle missioni internazionali per l’anno 2017 contenuto nella Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 14 gennaio 2017 (http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/1000608.pdf), al netto delle spese relative alle iniziative di cooperazione allo sviluppo e sminamento umanitario (111 milioni nel 2017) e agli interventi di sostegno ai processi di pace e stabilizzazione e alla connessa partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali (34 milioni nel 2017).
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Il costo del personale a riposo è calcolato sottraendo al valore annuale delle pensioni erogate dall’INPS al comparto militare (riportato nei rendiconti generali INPS: https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemDir=46801) il valore dei contributi versati all’INPS dal Ministero della Difesa (riportato nei conti annuali del Tesoro: http://www.contoannuale.tesoro.it).
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Si considera qui un stima previsionale a costo invariato rispetto all’anno 2017. L’Italia contribuisce al 41% delle spese di stazionamento delle truppe USA nelle 59 basi americane nostro Paese – quinto avamposto statunitense nel mondo per numero d’installazioni militari, dopo Germania, Giappone, Afghanistan e Corea del Sud (http://comptroller.defense.gov/Portals/45/Documents/defbudget/fy2017/fy2017_OM_Overview.pdf e https://www.dmdc.osd.mil/appj/dwp/dwp_reports.jsp) per un importo di circa 520 milioni di euro per l’anno 2017, extra bilancio Difesa.
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Qui si considera solo il costo dei Carabinieri in funzione di “difesa militare”, non quello dei Carabinieri in funzione di “ordine pubblico e sicurezza”, così come indicati nella divisione funzionale riportata nel bilancio previsionale della Difesa, sezione di “Riepilogo delle dotazioni secondo l’analisi funzionale”, programma 5.1 “Approntamento e impiego Carabinieri per la difesa e la sicurezza”.
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La stima previsionale del PIL 2018 è quella contenuta nella Nota di Aggiornamento al DEF 2017 dello scorso 23 settembre (http://www.dt.tesoro.it/modules/documenti_it/analisi_progammazione/documenti_programmatici/def_2017/NADEF2017.pdf)
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Tratto dalle previsioni di spesa contenute nel Documento Programmatico Pluriennale della Difesa 2018-2020 (https://www.difesa.it/Content/Documents/DPP/DPP_2017_2019_Approvato_light.pdf)