Per le sole spedizioni a Kabul e in Iraq bruciati 10 miliardi

di Carmine Gazzanni – tratto da La Notizia Giornale

Immaginate se non avessimo partecipato alle missioni in Afghanistan e in Iraq. A conti fatti avremmo risparmiato esattamente i soldi che servono quest’anno per finanziare Reddito di cittadinanza e Quota 100. Secondo l’analisi realizzata da Milex, l’Osservatorio per le Spese militari, infatti, la sola missione militare in Afghanistan, che dura ormai dal 2001, ci è costata circa 7,7 miliardi di euro. Cui si aggiungono altri 2,6 miliardi spesi per mantenere il nostro contingente militare in Iraq, in una missione che va avanti praticamente dal 2003. Sono, questi, solo alcune cifre inerenti le nostre missioni militari. Un capitolo poco affrontato e tornato di stringente attualità dopo le parole del ministro Elisabetta Trenta che, nonostante i malumori della Lega, ha annunciato l’intenzione di ritirare le truppe italiane a fine anno, seguendo l’esempio del non proprio pacifista Donald Trump.

Eppure le missioni che forse potrebbero essere tagliate sono tante. Basti pensare che ogni anno lo stanziamento complessivo per i vari teatri di guerra in cui siamo impegnati si aggira intorno al miliardo di euro. Non proprio bruscolini. E così mandiamo in giro per il mondo quasi seimila soldati (nel 2018 sono stati 5.816) per partecipare, nella maggior parte dei casi, a missioni volute e portate avanti ora dalla Nato ora dall’Unione europea. Qualche esempio per capire di cosa stiamo parlando: nel 2018 abbiamo speso circa 167 milioni di euro per mantenere un contingente di 900 uomini in Afghanistan; altri 150, invece, sono stati spesi per il Libano. La missione, però, che richiede il maggiore (e giustificato) sforzo è quella che ci impegna nella coalizione internazionale contro Daesh, per la quale nell’ultimo anno abbiamo speso oltre 250 milioni di euro.

Accanto a missioni di questa portata, però, pochi sanno che partecipiamo a una missione Nato per difendere i confini aerei da eventuali attacchi russi in Lettonia: un contingente di 160 uomini (più mezzi aerei) per una spesa annua di circa 22 milioni di euro. E ci è andata bene: fino al 2017, infatti, il nostro Paese per la stessa ragione anti-russa era impegnato anche in Islanda e Bulgaria: sembrerà folle, ma così quell’anno abbiamo speso altri 15 milioni di euro circa. Ma non è finita qui. In altri teatri, infatti, il nostro contingente è decisamente limitato. Per dire: a Cipro sono impiegati solo 4 nostri militari per una spesa complessiva di oltre 200mila euro. In Bosnia-Erzegovina ancora abbiamo 5 unità (per una spesa di 250mila euro). Due militari, ancora, sono in India e Pakistan, tre in Libia, altri tre in Somalia, sette nel Mali per una missione Onu, 2 in Niger e un solo soldato a Rafah, città palestinese nella Striscia di Gaza. Tutte micro-missioni che nel loro insieme comportano una spesa di oltre 3 milioni di euro. Che, magari, se avessimo risparmiato, avremmo potuto utilizzare in altra maniera.