Articolo pubblicato su La Notizia il 26 febbraio 2018
DI CARMINE GAZZANNI
Che il Parlamento sia sciolto pare proprio non interessi a nessuno. Tantomeno al ministero della Difesa che ha trasmesso alle Camere uno “schema di decreto ministeriale” riguardante un nuovo programma pluriennale della Difesa, relativo questa volta alla “acquisizione, comprensiva del relativo sostegno logistico, di aeromobili a pilotaggio remoto”. Droni, in altre parole. Necessari, secondo il dicastero presieduto da Roberta Pinotti, per il “potenziamento delle capacità di Intelligence, Surveillance and Reconaissance della Difesa”. Tutto legittimo, per carità. Ci si chiede solo se non si poteva aspettare l’insediamento del nuovo Parlamento e, dunque, di un eventuale nuovo Governo. Anche perché spenderemo, secondo i piani del ministero, 366 milioni di euro da qui al 2032.
I dati (e il documento) è stato pubblicato dal sempre puntuale Osservatorio sulle spese militari (Milex) poiché – altro dato quantomeno interessante – i siti istituzionali avevano dato notizia di tale atto sottoposto a parere parlamentare rendendo però “non disponibili” i documenti. A questo punto, però, entriamo nel dettaglio della commessa. Secondo quanto si legge dai docuemtni trasmetti dalla Difesa, “il programma prevede l’acquisizione di aeromobili a pilotaggio remoto, in grado di operare fino ad una quota di 45.000 piedi (14.000 metri)”. I droni, infatti, dovranno soddisfare esigenze di difesa, supporto all’intelligence, “prevenzione e contrasto dei fenomeni criminali” e “dei fenomeni migratori”. Un programma impegnativo, non c’è che dire. Ed è per questo che si prevede l’acquisizione di “10 sistemi nonché del relativo Supporto Logistico Integrato con copertura ventennale”. In totale parliamo di venti droni considerato che “ogni sistema è costituito da due velivoli ed una stazione di comando e controllo”. Totale della spesa, come detto, 766 milioni. E già siamo in ritardo considerando che il programma sarebbe dovuto partire nel 2017, quando avremmo dovuto spendere 9,8 milioni che ora, verosimilmente, saranno aggiunte ai 72 milioni invece previsti nel 2018. Ma ecco l’altro aspetto: chi si occuperà della realizzazione? “La produzione – recita il documento – si svolgerà principalmente nella provincia di Savona presso gli stabilimenti della ditta Piaggio a Villanova di Albenga”. I sistemi di comando e controllo, invece, saranno affidati agli stabilimenti della Leonardo a Ronche dei Legionari (Gorizia).
Ma ecco l’aspetto più curioso: la commessa, denuncia ancora Milex, “non risponde evidentemente a esigenze strategiche di difesa nazionale” dato che l’Aeronautica possiede già 7 droni ricognitori e 6 droni armati, bensì a logiche di sostegno all’industria. Non a caso, si legge direttamente dal documento, “il programma non ha connotazione internazionale, ma è prevedibile che possa avere prospettive di export”, legate al “ritorno di immagine conseguente all’impiego dei mezzi in attività dal forte impatto mediatico”. Che in campagna elettorale, dopotutto, non fa mai male.