Una crescita decisa delle spese militari (+1 miliardo per 26 miliardi complessivi). Ecco la scelta del Governo Conte II per la Difesa.
(Testo preparato dall’Osservatorio Mil€x per il Rapporto di Sbilanciamoci presentato a fine 2019, come analisi preliminare della spesa militare derivante dalla proposta iniziale della Legge di Bilancio 2019).
La spesa militare italiana prevista per il 2020, come ogni anno, presenta gli usuali problemi di valutazione ed analisi bozze: da un lato la Legge di Bilancio e i relativi allegati tecnici devono ancora passare al vaglio del Parlamento (potendo quindi subire modifiche anche rilevanti) e dall’altro la somma complessiva che sarà a disposizione di attività, strutture, acquisizioni di natura militare è distribuita su più capitoli e più ministeri.
Il primo, opportuno, passo è determinare il budget di base del Ministero della Difesa. Rispetto alla Legge di Bilancio 2019 (che non configura la spesa poi effettivamente realizzatasi ma che è il dato politico e tecnico opportuno per sensate comparazioni) siamo di fronte ad un robusto aumento di oltre 1,5 miliardi. Si passa infatti da una previsione 2019 di 21.426 milioni ad un’autorizzazione di spesa finale, in termini di competenza, di 22.969 milioni nel 2020 (per gli anni successivi si prevedono 23.036 milioni nel 2021 e 22.951 milioni nel 2022). La presenza di residui presunti pari a 1.007 milioni di euro porta poi ad autorizzazioni di cassa di 23.296 milioni e una cifra complessiva spendibile (residui più competenza) per il 2020 di complessivi 23.977 milioni. L’incremento è talmente rilevante che viene annotato anche nella Relazione illustrativa del Disegno di Legge: “La missione 5 Difesa e sicurezza del territorio registra un visibile aumento, pari all’8,5% rispetto alle previsioni iniziali e al 5% rispetto al dato dell’assestamento 2019. L’incremento è da attribuire soprattutto a maggiori spese per investimenti e per il funzionamento dei militari per le missioni internazionali”.
All’interno del Budget previsionale la parte principale è riferita alla “Funzione difesa e sicurezza del territorio” che da sola riceve una disponibilità finanziaria di 21.294 milioni di euro. Per l’approntamento delle tre Forze Armate (Esercito, Marina e Aeronautica) il costo rimane stabile e di poco superiore ai 10 miliardi, mentre cresce leggermente a quasi 6,6 miliardi l’impegno per l’approntamento e impiego dei Carabinieri per difesa e sicurezza (mentre l’impiego per la tutela ambientale – cioè gli ex Forestali e dunque non direttamente pertinente la spesa militare – rimane stabile a 470 milioni). Per i servizi istituzionali e generali vengono stanziati (con quota stabile) 1.206 milioni di euro, dei quali la quota destinata al trattamento pensionistico “in quiescenza” di ausiliaria ammonta a 330 milioni di euro, in linea con il passato recente.
Infine, è il Programma di “Pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari” ha registrare l’aumento più consistente all’interno del Bilancio del Ministero della Difesa: dai 3.221 milioni di euro sul 2019 ai 4.360 milioni di euro per il 2020. In questo programma sono ricomprese anche le spese di investimento, cioè la parte del Bilancio proprio della Difesa destinata all’acquisto di nuovi sistemi d’arma, con una spesa diretta (quindi escludendo gli oneri del personale) di circa 2,8 miliardi (in crescita di circa il 40% sull’anno precedente).
Dopo l’esposizione di tutte queste cifre è importante sottolineare da dove derivi questo aumento rilevante nelle disponibilità del Ministero della Difesa. La “responsabilità”, se così la vogliamo definire, non sta infatti nelle scelte politico-finanziarie del Governo attuale, quando piuttosto nell’impatto della “legislazione vigente” definita negli anni precedenti. Un effetto in particolare delle rimodulazioni orizzontali del Bilancio 2019 che (come avevamo già sottolineato) avevano determinato un ritardo negli aumenti di spesa, utile a fornire l’impressione di “tagli” o quantomeno di una stasi nella spesa militare che però ritroviamo nella sua interezza per il Bilancio 2020. Gli effetti delle decisioni prese dalla manovra difine 2019 sono infatti marginali e si elidono a vicenda (tagli complessivi per circa 120 milioni, aumenti per 166 milioni) mentre era invece la “legislazione vigente” a prevedere già un aumento automatico di 1.485 milioni di euro.
Come già abbiamo avuto modo di sottolineare in passato il bilancio “proprio” della Difesa non costituisce la reale e complessiva spesa militare italiana perché ci sono ulteriori voci da tenere in considerazione (come da metodologia sviluppata e adottata dall’Osservatorio Mil€x che la Campagna Sbilanciamoci adotta). Per ottenere il dato complessivo occorre aggiungere in primis il Fondo per la partecipazione italiana alle missioni internazionali, previsto nell’ambito del Ministero dell’economia e delle finanze, che prevede risorse per 1.308 milioni di euro già risultanti a legislazione vigente. Nonostante alcuni spostamenti temporali previsti nel Bilancio 2019 rimane invece rilevante la quota di fondi stanziati nell’ambito del Ministero per lo Sviluppo Economico per programmi di sistemi d’armamento a favore della Difesa: sono 2.944 milioni per nuove acquisizioni 265 milioni per ammortamenti e pagamento di interessi sui mutui relativi agli anni precedenti. Ancora una volta i fondi per le armi costituiscono la grande maggioranza (circa il 75%) di quelli messi a disposizione della competitività e sviluppo delle imprese. In questo specifico ambito di bilancio sarà necessario poi indagare più approfonditamente l’impatto dei recenti voti parlamentari su nuovi programmi di acquisizione (per missili, sottomarini, satelliti, droni) e soprattutto dei 7,2 miliardi “sbloccati” da Difesa e MISE per progetti militari secondo l’annuncio dato dal Governo Conte I a giugno 2019 (per blindati, aerei, elicotteri, nati).
Inoltre – secondo la metodologia già citata – occorre aggiungere i costi pensionistici del personale militare a riposo (stime preliminari di circa 2,1 miliardi) e infine i costi delle basi statunitensi sul nostro territorio e dei contributi per la NATO (attestati sui 520 milioni di euro).
A tutto questo, per ottenere la spesa militare complessiva, occorre sottrarre i costi non militari fondamentalmente riguardanti i Carabinieri in funzione di polizia (come per gli altri anni si opera un dimezzamento secco per mantenere la confrontabilità con gli anni precedenti) e quelli già citati in funzione forestale.
La cifra finale diventa quindi di oltre 26 miliardi di euro con una crescita di almeno 1000 milioni (+ 4%) rispetto al Bilancio di Previsione 2019. La scelta del Governo Conte II è dunque chiara: favorire le richieste della Difesa e dell’industria militare.