Il titolo vale il programma. “La Dittatura delle armi”. E’ il tema della puntata di PresaDiretta – a partire dalle 21.20 su Rai3 condotta da Riccardo Iacona.
Una “Dittatura” al tempo del Covid
Per coglierne la portata di questa “dittatura” è di straordinaria utilità il report di Francesco Vignarca, fondatore dell’Osservatorio sulle spese militari italiane (Mil€x).
“Secondo le stime dell’Osservatorio Mil€x su complessivi 143,97 miliardi di euro stanziati dai “Fondi pluriennali” di investimento fino al 2034 verranno destinati alle spese militari 36,7 miliardi (oltre il 25% del totale). L’investimento specifico in nuovi sistemi d’arma – sottolinea Vignarca – dovrebbe attestarsi su 26,8 miliardi di euro, che il Ministero della Difesa potrà spendere in circa 15 anni. Dall’analisi delle cifre si evince chiaramente come la destinazione di spesa militare sia predominante all’interno del totale dei Fondi pluriennali, superando (con oltre 36,7 miliardi di euro) un quarto delle risorse a disposizione se si considerano congiuntamente, per i motivi già citati, i capitoli della Difesa e del Ministero per lo Sviluppo Economico. Per una probabile destinazione ad interventi di procurement per nuovi armamenti (o comunque al comparto degli investimenti) dovrebbero essere assicurati circa 26,8 miliardi di euro, da soli oltre il 18,5% del totale complessivo di quasi 144 miliardi. In questo modo la Difesa si è dunque assicurata un “tesoretto” che fino al 2034 le permetterà di potenziare gli interventi di investimento, oltre che spostare maggiori risorse sull’esercizio grazie anche agli interventi di sistemazione infrastrutturali possibili in generale con i miliardi a disposizione.
Il totale con destinazione alla spesa militare nei Fondi valutato dall’Osservatorio Mil€x differisce da quanto presentato dal Ministero della Difesa che fino a 2020 ha sempre definito in 31,1 miliardi le risorse a propria disposizione. Tale differenza è meno marcata di quanto sembra perché sostanzialmente deriva dal fatto che la Difesa non ha ancora considerato come “incamerate” le cifre del secondo Fondo per le Amministrazioni Centrali (quello definito nel comma 14 L.2019) anche se il relativo DPCM ha già approvato i fondi per il Ministero della Difesa e per analogia con i precedenti è lecito ritenere che anche le quote MISE previste saranno confermati. Si tratta complessivamente di circa 4,3 miliardi di euro che nelle pianificazioni del Dicastero di via XX Settembre (si vedano il DPP e le audizioni) dovrebbero essere integralmente destinate a investimenti e procurement. Una seconda differenza si ha sulle destinazioni MISE del primo Fondo investimenti (comma 140 L.2016) per il quale Mil€x conteggia come spesa per armamenti tutti i 3,4 miliardi che negli schemi di Decreto vengono previsti esplicitamente per “Forniture militari ad alta tecnologia”, mentre la Difesa considera (in vari documenti e audizioni) solo 2,7 miliardi circa. Al momento abbiamo preferito mantenere tutta la cifra come definita negli schemi del DPCM poi approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, in attesa che MISE e Difesa diffondano documentazione di maggiore dettaglio.
Al momento non ci è invece possibile elaborare una proiezione temporale dell’impatto di questi fondi pluriennali poiché non siamo a conoscenza dei dettagli di distribuzione per tutti i provvedimenti (va notato infatti come ogni volta vengano prodotti documenti di forma diversa e non coerente, rendendo impossibile ulteriori elaborazioni a chi non ha accesso ad ulteriori dati). Non è nemmeno possibile estrapolare una schematizzazione dal profilo prodotto dalla Difesa, in quanto sussistono le differenze di valutazione su alcuni capitoli come spiegato poco sopra. Indicativamente si può comunque segnalare che già dal 2022 l’impatto sarà rilevante con iniezione di fondi che supererà i 2 miliardi di euro all’anno continuando a crescere in maniera costante fino a sfiorare i 3 miliardi di euro sul 2031 e 2032. La destinazione dei fondi avrà una natura varia, anche in relazione alla tipologia di allocamento prevista dai DPCM, ma in generale si articolerà sia in scelte di mantenimento delle principali linee operative della Difesa (anche con riapprontamento scorte di mezzi e munizionamenti) sia investimenti per nuovi programmi, maggiormente garantiti grazie alla pianificazione pluriennale (tra essi: elicotteri, navi, sommergibili, blindati, sistemi missilistici, aerei)”.
Silenzio mediatico
Secondo la Rete Italina Pace e Disarmo la trasmissione PresaDiretta rompe il silenzio di buona parte della politica e soprattutto dell’informazione sugli affari armati che coinvolgono anche il nostro Paese e sulle violazioni delle norme internazionali, sottoscritte anche dall’Italia, che regolano il commercio di armi. “Anche in queste ore- si legge ancora nella nota- siamo di fronte al paradosso di perquisizioni e indagini con accuse di ‘associazione a delinquere’ nei confronti di lavoratori portuali che hanno partecipato alle mobilitazioni per fermare i carichi di armi destinate a conflitti, mentre non si presero e non si prendono iniziative contro trasferimenti di sistemi d’arma chiaramente contro la legge. La puntata di questa sera sarà quindi occasione importante far comprendere il quadro in cui si muovono le mobilitazioni e i contenuti che caratterizzano l’azione di Rete Italiana Pace e Disarmo, raggiungendo più persone grazie al mezzo televisivo”
Missili, droni e tant’altro
Nelle 340 pagine del Documento programmatico della Difesa per gli anni 2020-2022 si fa riferimento a decine e decine di nuovi acquisti e progetti, per una spesa che supera abbondantemente i dieci miliardi di euro, che dovranno essere spalmati nel corso degli anni a venire. E se tra questi ci sono anche programmi più sociali (dalla realizzazione del cavo in fibra ottica per il collegamento con le isole maggiori, ovviamente per le comunicazioni della Difesa, fino al ripristino della viabilità per Roma Capitale), non mancano programmi legati strettamente all’ambito militare: da nuovi munizionamenti (207 milioni di spesa prevista nei prossimi anni) allo sviluppo di nuovi lanciarazzi (88 milioni), passando per la realizzazione di nuovi cacciatorpedinieri (solo lo studio, previsto in questo periodo, si stima costerà 4,5 milioni).
E, ancora, nuovi droni (343 milioni); “il prolungamento della vita operativa del missile Storm Shadow, la cui durata è di 25 anni, a condizione che venga effettuato un intervento dopo 12,5 anni dalla acquisizione (periodo compreso tra l’inizio 2018 e la metà 2020)”, per un’ulteriore spesa di 57 milioni; nuovi missili “Vulcano” (88 milioni da qui al 2029) per consentire “alle unità navali della Marina Militare di disporre di munizionamento di gittata e precisione migliorate sia per quanto attiene all’impiego nei confronti di bersagli navali di superficie, sia nel supporto e protezione delle forze di manovra a terra”.
Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, all’incontro Nato del 17-18 febbraio, ha confermato l’impegno di Roma ad aumentare la spesa militare (in termini reali) da 26 a 36 miliardi di euro annui, aggiungendo agli stanziamenti della Difesa quelli destinati ai fini militari dal ministero dell’economia e della finanza. E come ricorda Manlio Dinucci sul Manifesto del 23 febbraio scorso, “l’Italia si è impegnata a destinare almeno il 20% della spesa militare all’acquisto di nuovi armamenti all’interno della Nato. Per questo, appena entrato in carica, il 19 febbraio Guerini ha firmato un nuovo accordo con 13 paesi dell’Alleanza atlantica più Finlandia, denominato Air Battle Decisive Munition, per l’acquisto congiunto di “missili, razzi e bombe che hanno un effetto decisivo in battaglia aerea”».
Cambiano i governi, ma resta la “Dittatura delle armi”.