“Dopo vent’anni, la Nato ha scelto di lasciare l’Afghanistan”. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio interviene ancora sula decisione del ritiro delle truppe Usa e Nato dal Paese. “Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Ministero della Difesa e lo Stato Maggiore della Difesa – Italian Armed Forces, congiuntamente a Palazzo Chigi – Presidenza del Consiglio dei Ministri, elaboreranno dunque una road map che consentirà il ritiro delle truppe italiane”, scrive Di Maio su Facebook, rinnovando ai nostri militari il suo “più sentito riconoscimento per il supporto fornito in questi anni al popolo afghano. Un supporto fondato sul rispetto dei diritti, soprattutto dei minori e delle donne afghane”. La decisione del ritiro è stata annunciata ieri dopo il vertice ristretto a Bruxelles insieme ai ministri degli esteri di Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Turchia e successivamente nel vertice Nato allargato.
 
 
Guerini: ritiro in sicurezza
“Il nostro obiettivo e’ di conservare i risultati fin qui conseguiti, fare in modo che il ritiro dei nostri avvenga in sicurezza, e che prosegua il percorso di dialogo intra-afghano. Le decisioni saranno meglio articolate nelle prossime settimane. Credo che dovremo continuare ancora con il nostro supporto all’Afghanistan, sotto il profilo di cooperazione allo sviluppo, rafforzamento delle istituzioni, e anche delle forze di sicurezza afghane che hanno dimostrato in questi anni un innegabile processo di crescita”. Così, in un’intervista a La Stampa, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, dopo la decisione dell’Alleanza atlantica di lasciare l’Afghanistan.
 
 
M5S: guerra più lunga del Vietnam
“Salutiamo con grande gioia la decisione della Nato, confermata ieri sera dal nostro ministri degli Esteri Luigi Di Maio, di ritirare finalmente le truppe dall’Afghanistan, perché questa è stata la prima richiesta politica che il Movimento 5 Stelle fece quando entro’ in Parlamento nel 2013 con la nostra prima mozione”. Lo dichiarano i senatori del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Esteri e Difesa di Palazzo Madama. “Questa decisione mette fine a una delle guerre più lunghe e assurde della storia recente. Una guerra durata vent’anni, più del Vietnam, costata la vita ad almeno centomila civili afgani, oltre 3.500 soldati Nato – 54 i caduti italiani che non dobbiamo mai dimenticare – e almeno 2 trilioni di dollari di spesa – 8 miliardi di euro il costo per i contribuenti italiani”, aggiungono.
“Se si fosse spesa una frazione minima di questi soldi non per distruggere l’Afghanistan a suon di bombe ma per ricostruirlo e aiutarlo, oggi sarebbe la Svizzera dell’Asia centrale. Una guerra punitiva decisa dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 contro il Paese sbagliato – le responsabilità andavano individuate in altri Paesi come Pakistan e Arabia Saudita – e contro un regime, l’emirato islamico dei talebani, che di fatto ha resistito a vent’anni di occupazione e che dopo il ritiro si appresta a tornare al potere. Per evitare che ciò significhi una nuova guerra civile e un nuovo dramma per il popolo afgano, dopo il ritiro non dovremo abbandonare il popolo afgano rafforzando, come ha detto il ministro Di Maio, la cooperazione civile allo sviluppo e per la tutela dei diritti umani. Facciamo oggi quello che avremmo dovuto fare vent’anni fa”, concludono.
 
 
Fratelli d’Italia: il Parlamento va informato preventivamente
“Dopo alcuni generici annunci durante i governi Conte 1 e 2, ora arriva la notizia della decisione di ritirare il nostro contingente impegnato in Afghanistan. Senza entrare nel merito poniamo, intanto, una questione di metodo: una tale determinazione non può essere comunicata sui media, senza che il Parlamento sia preventivamente informato. Si tratta di una mancanza di rispetto del ruolo del Parlamento ed anche nei confronti delle nostre Forze Armate e del loro impegno in una Missione particolarmente difficile, alla quale l’Italia ha dedicato tanti sacrifici e per la quale piangiamo molti caduti. Fratelli d’Italia chiede un’informativa urgente alla Camera ed al Senato del ministro degli Esteri Di Maio e del ministro della Difesa Guerini in merito al ritiro delle nostre truppe, per conoscerne modalità, tempistiche e strategie, nonché le misure di sicurezza che si intendono prendere in vista della fine della Missione. Giudichiamo irresponsabile e di cattivo gusto, fare propaganda politica anticipando decisioni suscettibili di gravità, scavalcando le prerogative parlamentari e non considerando le possibili conseguenze”. Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Isabella Rauti, capogruppo in Commissione Difesa.
 
 
Emergency: fallimento dai costi altissimi
“La guerra è stata vinta o persa? Presidente dopo presidente, gli Stati Uniti hanno sottolineato che non si sarebbe potuto parlare di vittoria o sconfitta, ma di ‘successi’. Uno degli obiettivi, dopo aver rimosso i Talebani dal potere, era costituire un nuovo governo afgano e costruire una nazione modernizzata, una democrazia stabile, un forte esercito nazionale, migliore assistenza sanitaria e un sistema di istruzione pubblica, per bambini e, soprattutto, per le bambine. Emergency è in Afghanistan da prima dell’inizio dell’invasione americana e possiamo affermare con certezza che non abbiamo assistito ad alcun ‘successo’ e che il tentativo di trasformare il Paese in una democrazia stabile e funzionante è fallito e ha avuto costi altissimi”. Così Emergency commenta l’annuncio del presidente Joe Biden sul ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan entro l’11 settembre, a cui si aggiunge anche l’annuncio del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio che i nostri militari torneranno in patria. ”Quanto è costato questo conflitto? – prosegue Emergency – È costato ai contribuenti americani almeno 2mila miliardi di dollari, 15 volte più di quanto gli Usa abbiano investito nel Piano Marshall. Il conflitto, denuncia ancora Emergency, ”è costato soprattutto vite. Nonostante gli accordi di pace siglati all’inizio del 2020, infatti, il numero delle vittime civili del conflitto afgano è ancora pericolosamente alto. Seppure ci sia stato un moderato calo complessivo di civili coinvolti, l’Unama (United Nations Assistance Mission in Afghanistan) ha documentato 8.820 vittime civili solo nel 2020. Più di 100.000 civili sono stati uccisi da quando l’Unama ha iniziato a registrare le vittime dal 2009. L’Afghanistan e la sua capitale, Kabul, sono ancora tra i luoghi più letali del mondo”.
 
 
Rapporto osservatorio Milex: i costi della guerra
L’intervento militare del nostro Paese in ambito Nato in Afghanistan è stata “l’azione di natura bellica più lunga a cui l’Italia e i suoi alleati abbiano mai partecipato” e si è tradotto in un impegno complessivo di 8,4 miliardi di euro, che raggiungeranno gli 8,5 con i costi di ritiro delle truppe che termineranno entro la fine del 2021. Così riferisce sul suo sito web l’Osservatorio sulle spese militari Milex, che rilancia un report pubblicato nel 2017 aggiornato con i dati del 2020. L’intervento italiano nella cosiddetta “guerra al terrore” inizia nel novembre 2001 partecipando alle missioni Enduring Freedom, fino al 2006, poi Isaf fino 2014, e Resolute Support dal 2015 in poi. Tali partecipazioni “sono costate 6,77 miliardi di stanziamenti diretti, che Milex ha elaborato a partire dai dati contenuti nei decreti di proroga delle missioni militari e successivamente dalle deliberazioni adottate dal Consiglio dei Ministri ai sensi della nuova disciplina prevista dalla legge quadro sulle missioni internazionali (legge 145 del 2016)”. Continua l’Osservatorio: “a questo costo ‘netto’ va aggiunto l’esborso di 720 milioni di euro a sostegno delle forze armate e di polizia afgane (120 milioni l’anno a partire dal 2015) e circa 925 milioni di spese aggiuntive relative al trasporto truppe, mezzi e materiali da e per l’Italia, alla costruzione di basi e altre infrastrutture militari in teatro, al supporto d’intelligence degli agenti Aise, della protezione attiva e passiva delle basi,alla protezione delle sedi diplomatiche nazionali e alle attività umanitarie militari strumentali”. Secondo Milex, si arriva quindi “ad una cifra totale di 8.418 milioni di euro a fronte di un sostegno a interventi di cooperazione civile valutabile in circa 320 milioni di euro”.