Articolo di Umberto De Giovannangeli per il Riformista
Se uno crede nella giustezza di una scelta, non la “impicca” al suo costo. Quello che non è giustificabile, soprattutto se quell’”uno” o “una” ricopre incarica apicali di Governo, è oscurare la realtà, giocare con i dati, lasciarsi andare ad affermazioni tranquillizzanti. Cosa ancor più grave è quando ad esternare è il presidente del Consiglio e ciò avviene alla Camera dei deputati, in seduta plenaria.
A svelare l’arcano è Mil€x, Osservatorio sulle spese militari italiani, uno dei più autorevoli think tank in questo campo. Non sappiamo la scala di valutazione che la premier ha per misurare un costo per le spese statali. Ma è difficile sostenere che quasi 1 miliardo di euro non sia un costo. “Le dichiarazioni in Parlamento della Presidente del Consiglio secondo cui l’invio di armi all’Ucraina costituirebbe un costo per le spese statali – annota Mil€x in un documentato report – e quindi una sottrazione di risorse al bilancio dello Stato, hanno riacceso l’attenzione sugli aiuti militari anche del nostro Paese al governo di Zelensky. L’affermazione appare essere poco fondata, proprio per la natura del meccanismo di sostegno militare implementato già poche settimane dopo l’invasione russa. La questione assume però rilevanza non solo dal lato “politico”, ma anche da quello delle valutazioni delle cifre coinvolte soprattutto in virtù delle recenti notizie provenienti dal livello europeo, che impongono una rivalutazione del costo complessivo anche per l’Italia di tale scelta di aiuto militare”.
La base giuridica dell’invio di armi all’Ucraina è – spiegano gli analisti di Mil€x – costituita da Decreti-legge (poi convertiti in Legge a seguito di voto parlamentare) predisposti sia dal Governo Draghi che dal Governo Meloni, basati sul medesimo schema. Tramite i già ricordati Decreti interministeriali vengono individuati materiali di armamento in surplus, non più utilizzati dalle Forze Armate italiane, che vengono quindi spediti verso l’area del conflitto ucraino. Ovviamente non vi è alcun costo di nuovo acquisto per tali materiali, ma a parte i costi logistici di spedizione è altrettanto ovvio che alcuni fondi dovranno essere individuati per il ripristino delle scorte. In particolare è stato proprio il ministro della Difesa Guido Crosetto a dichiarare esplicitamente lo scorso 25 gennaio 2023, durante un’audizione parlamentare, che l’Italia dovrà comprare di nuovo le armi che ha spedito gratuitamente all’Ucraina: «L’aiuto che abbiamo dato in questi mesi all’Ucraina è un aiuto che in qualche modo ci impone di ripristinare le scorte che servono per la difesa nazionale».
Una valutazione del costo completo degli aiuti militari deve dunque partire da un’analisi di quanto inviato, elemento non facile da ricavare proprio per la secretazione di tutti i dettagli a riguardo… Come dato di partenza di base abbiamo scelto di attestarci su una cifra di 500 milioni che ci pare più realistica nel valutare il controvalore, pur se non è possibile sapere se si tratta di prezzi di costo per nuovo riacquisto o valutazioni di magazzino…Applicando ii meccanismi di calcolo derivanti dalla pluralità di scelte messe in campo otteniamo per l’Italia ad oggi un costo già sicuro di 838 milioni di euro e un costo in prospettiva di oltre 950 milioni di euro (la differenza deriva dal fatto che al momento l’Italia non ha ancora formalizzato la propria partecipazione alla seconda tranche dei programmi di nuovo munizionamento, pur se è probabile che lo farà così come è abbastanza probabile che debba comunque pagare la propria quota).
“Su questioni così importanti come la pace, la guerra, le spese militari – dice Francesco Vignarca, coordinatore nazionale della Rete Italiana per il Disarmo, autore di numerosi saggi sul tema delle spese miliari, tra cui “Armi, un affare di Stato”- bisogna partire dai dati reali. E’ l’unico modo per trattarle in maniera seria. Invece cercare sempre di nascondere quelle che sono decisioni politiche legittime, rilevanti, dietro meccanismi quasi automatici, come se non avessero delle conseguenze, è assolutamente sbagliato. Noi continueremo a chiedere che in tutte le questioni legate alle spese militari ci sia la massima trasparenza”.